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Vivere le Parole2024-10-15T16:45:13+01:00

Vivere le Parole

Avversione

Avversione: un viaggio nel significato di questa parola potente

Ti è mai successo di provare un senso di disagio verso qualcosa o qualcuno, senza sapere esattamente perché?

Avversione.
Dal latino aversio, -onis, che deriva da averrere, ovvero “voltare via”. Già nell’etimologia c’è tutto: un movimento istintivo, quasi un rifiuto, che ci porta a girare le spalle a ciò che non vogliamo vedere, affrontare o accettare.

Ma fermiamoci un attimo.
L’avversione non è mai neutra: è un’emozione potente, che può proteggerci o, al contrario, allontanarci dalla comprensione. A volte è la voce di un pregiudizio nascosto, altre volte un campanello d’allarme che indica un confine personale invalicabile.

Pensa a una situazione in cui hai provato avversione.
Forse verso un’idea, un’abitudine, o persino una persona. Ti sei mai chiesto: da dove nasce questa emozione? È frutto di una paura, di un’esperienza passata o di un giudizio frettoloso?

L’avversione è come un’anticamera: può condurre all’odio o, se trasformata, alla saggezza. Ti dirò una cosa: dialogare con l’avversione è difficile, perché l’avversario – da cui deriva anche questa parola – non ammette margini di confronto. Eppure, è proprio lì che nasce la possibilità di crescere: provare a cambiare prospettiva, capire le nostre reazioni e costruire ponti, non muri.

In un mondo rumoroso, dove troppo spesso prevale la divisione, prova un gesto radicale: ama sempre, per sempre.
Anche quando sembra impossibile, anche quando l’avversione si fa strada. Non è mai “acqua persa”, come direbbe la saggezza siciliana, ma un’occasione per imparare a conoscerti e vivere con maggiore consapevolezza.

Oggi, ti invito a riflettere:
Cosa o chi suscita in te avversione?
Hai mai provato a guardare quella sensazione da un’altra prospettiva?

L’avversione ci volta le spalle. Ma noi possiamo scegliere se restare fermi o voltare lo sguardo altrove, verso l’amore e la comprensione.

 

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Desiderio

Hai mai guardato le stelle in una notte limpida e sentito, per un attimo, di appartenere a qualcosa di più grande? Quella sensazione che ti spinge a cercare, a sognare, a desiderare? Il desiderio non è solo un pensiero o una necessità. È come un filo luminoso che ti connette all’infinito. Ma ti sei mai chiesto cosa davvero significhi desiderare?


La parola desiderio ha radici profonde. Deriva dal latino desiderium, composto da de- e sidera, cioè “stelle”. Ma il significato del prefisso de- è tutt’altro che semplice. Può indicare privazione, come in “allontanarsi dalle stelle”, ma anche origine e appartenenza, come in Deum de Deo (“Dio da Dio”).

Riflettendo su questa doppia possibilità, il desiderio assume un significato più ricco: non è solo mancanza, ma anche richiamo. Quando desideriamo, non ci stiamo allontanando da qualcosa; piuttosto, ci stiamo avvicinando a ciò che riconosciamo come parte di noi, come un eco delle stelle che sono il nostro punto di origine. È un moto verso l’alto, un ricordare chi siamo veramente.

Il desiderio non è quindi un vuoto da colmare, ma una bussola che ci orienta verso ciò che conta davvero. Non è il frutto di una privazione, ma il riflesso della nostra connessione con l’universo. Siamo figli delle stelle, e il desiderio ci ricorda quella luce primordiale che ci abita.


Ora fermati un attimo. Quando pensi ai tuoi desideri, senti una mancanza o percepisci un richiamo? Il desiderio che guida le tue scelte oggi ti avvicina a chi sei davvero o risponde a una aspettativa esterna?

Immagina che i tuoi desideri siano stelle: quali risplendono di più per te? Quali ti spingono a guardare oltre e quali, invece, ti riportano a casa? Riconoscere i tuoi desideri autentici è un atto di amore per te stesso e per il mondo.

E tu, da dove senti che arriva il tuo desiderio? È qualcosa che ti manca o qualcosa che già brilla dentro di te?

 

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Istinto

Etimologia: La parola “istinto” deriva dal latino instinctus, che significa “spinto, stimolato”, a sua volta proveniente da instinguere, “spingere dentro”. È un impulso naturale che ci orienta, un richiamo profondo che emerge spontaneamente.

Hai mai sentito quella voce silenziosa che ti guida a fare un passo avanti, senza esitazione, anche quando tutto il resto sembra incerto? Quella sensazione che, pur non avendo basi razionali, ti fa sentire sicuro nel prendere una decisione? Quello è l’istinto: una bussola interiore che spesso sa cose che la mente cosciente non conosce ancora.

L’istinto è ciò che ci connette alla nostra essenza primordiale, ma anche alla saggezza accumulata attraverso esperienze personali e collettive. È un dono naturale che ci appartiene sin dalla nascita, capace di guidarci verso la vita, la protezione e l’autorealizzazione.

Cos’è l’istinto?
L’istinto è una risposta immediata e non mediata dal pensiero consapevole. È quel meccanismo che si attiva senza che ci sia bisogno di ragionare, come il battito del cuore o il primo respiro di un neonato. È inscritto nel nostro DNA, un’eredità evolutiva che ci connette a tutti gli esseri viventi.

Gli animali seguono l’istinto per sopravvivere, nutrirsi, riprodursi e proteggersi dai pericoli. Ma l’essere umano possiede un dono che lo distingue: la Neshamah, la scintilla divina donata da Dio. Questa ci dà:

  1. Autocoscienza, ovvero la capacità di riflettere su di sé e sul proprio esistere.
  2. Il potere di introspezione, per esplorare il nostro mondo interiore e dare significato alla vita.
  3. La possibilità di conoscerci e giudicarci, con un senso morale che va oltre l’istinto.

Gli animali, pur essendo straordinari nelle loro capacità naturali, non possiedono la Neshamah. Possono volare per migliaia di chilometri, vivere in armonia con la natura e compiere imprese incredibili, ma non hanno la capacità di introspezione o la consapevolezza superiore. Questo dono appartiene solo a noi esseri umani, e ci permette di trasformare l’istinto in un atto consapevole, creativo e responsabile.

L’istinto umano in azione

  • Autoconservazione: Un riflesso che protegge il corpo e la mente da situazioni percepite come pericolose.
  • Creatività istintiva: L’impulso che ci guida a creare, esplorare e innovare.
  • Empatia innata: Spesso, senza pensarci, siamo portati ad aiutare, accudire o comprendere gli altri, un istinto che ci rende profondamente umani.

La dualità dell’istinto
L’istinto è una forza straordinaria, ma come ogni forza, va guidata. Può spingerci a difenderci eccessivamente, a indulgere in abitudini nocive o a inseguire costantemente l’approvazione altrui. Tuttavia, grazie alla Neshamah, possiamo fermarci, osservare l’impulso e scegliere di trasformarlo in una risposta equilibrata. È qui che l’uomo si differenzia: nell’abilità di trasformare l’istinto in crescita consapevole.

Rifletti per un momento: quando il tuo istinto ti ha salvato o guidato verso una scelta migliore? Hai mai notato come, nelle situazioni più complesse, quel richiamo interiore spesso ti conduca verso ciò che è giusto per te?

Prova questa sfida: la prossima volta che senti un impulso forte, fermati per un istante e chiediti: “Questo è il mio istinto, o qualcosa di diverso come la paura o il desiderio?” Prendere consapevolezza del nostro istinto autentico è un passo importante verso una vita più piena e armoniosa.

Conclusione

L’istinto non è solo un riflesso primordiale, ma una finestra sull’essenza dell’essere umano. Grazie alla Neshamah, abbiamo il dono della consapevolezza e della trasformazione. Imparare a fidarci del nostro istinto, senza esserne schiavi, è un atto di profonda saggezza e una celebrazione del nostro essere.

 

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Opinione

Etimologia:
La parola “opinione” deriva dal latino opinio, -onis, che significa “idea, supposizione”. Questo termine si collega al verbo opinari, che vuol dire “pensare, credere”. Già nella sua origine, “opinione” non implica una certezza, ma una forma di interpretazione soggettiva, una possibilità, non una verità assoluta.

Il potere nascosto dell’opinione

Quante volte hai difeso con convinzione un’opinione? Forse era tua, o forse rifletteva il pensiero di qualcun altro. Ma ti sei mai fermato a chiederti: da dove viene questa opinione? È il risultato della tua esperienza, della tua riflessione, o è il frutto di un’influenza esterna, un’eco di qualcosa che hai sentito e accettato senza verificarlo?

Pensaci: un’opinione è qualcosa di incredibilmente fluido. Non è un fatto, non è una certezza; è una lente, un modo di vedere il mondo in quel momento. Ed è proprio questa fluidità che può renderla tanto potente quanto pericolosa.

Opinione, pensiero e verità

Un’opinione, per sua natura, è temporanea. È come un ponte che ci collega tra la conoscenza che abbiamo ora e ciò che potremmo scoprire in futuro. Non è il pensiero definitivo, ma un tentativo di comprendere, un’ipotesi che può essere giusta, sbagliata o – più spesso – parzialmente corretta.

Se riflettiamo sulla differenza tra opinione e pensiero, possiamo comprendere una distinzione importante:

  • L’opinione è una supposizione, spesso istintiva o condizionata. È come una bozza che possiamo raffinare.
  • Il pensiero, invece, è un processo continuo di ricerca, un’analisi che ci spinge oltre la superficie fino a una maggiore chiarezza.

E qui sta il punto: un’opinione, se non viene messa in discussione, può trasformarsi in una certezza illusoria. Quando non siamo disposti a confrontarla con altre prospettive, rischiamo di fossilizzarci, chiudendoci a nuovi punti di vista.

Raggiungere una certezza autentica richiede tempo, dialogo e confronto. Non basta un momento, né una riflessione solitaria. È come affilare una pietra: solo attraverso un continuo “limare” possiamo avvicinarci a una verità più solida.

Un invito al dialogo e alla scoperta

Oggi ti invito a fare un esperimento: scegli un’opinione a cui tieni molto. Riflettici su con queste domande:

  1. Da dove nasce questa opinione? È radicata nella tua esperienza personale o l’hai assorbita dall’ambiente che ti circonda?
  2. Se la esponessi a qualcuno che ha un punto di vista opposto, cosa accadrebbe? Si arricchirebbe o si indebolirebbe?
  3. Può questa opinione contenere sia una parte di verità che una di errore?

L’opinione, per sua natura, può sfuggire di mano se non la osserviamo con attenzione. Può ingannarci, portandoci a credere di possedere una verità, quando in realtà ci troviamo su un terreno instabile. Tuttavia, se la trattiamo come un’idea da vagliare, come un’occasione per esplorare, può diventare una bussola preziosa per orientarci nella complessità del mondo.

Conclusione: La libertà di crescere attraverso le opinioni

L’opinione è, in fondo, una porta aperta. Non dobbiamo temere di attraversarla, anche se non ci conduce subito alla verità. Possiamo considerarla un punto di partenza, una scintilla che ci spinge a esplorare il territorio vasto e affascinante del pensiero umano.

Il vero potere non sta nell’avere un’opinione, ma nella disponibilità a metterla in discussione, a dialogare e a crescere attraverso di essa. Perché, come ci insegna il confronto, ogni certezza che raggiungiamo è solo una tappa di un viaggio più lungo verso la comprensione.

 

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Azione

In questi giorni abbiamo riflettuto insieme sul significato di “pensiero” e di “ponderare.” E oggi ho pensato di unire queste due parole a una terza, altrettanto potente: azione. Perché senza l’azione, il pensiero rischia di restare incompiuto, un progetto mai realizzato. Ti invito a esplorare insieme a me il senso profondo di questa parola.


Azione deriva dal latino actio, che a sua volta nasce dal verbo agere, ovvero “fare, portare avanti”. Questa parola ha una storia antica, che suggerisce l’idea di un movimento continuo, qualcosa che si manifesta nel mondo reale attraverso l’impegno e la concretezza. Ma non si tratta solo di “fare”, bensì di un fare che nasce da una combinazione di coscienza, scienza (cioè preparazione), consapevolezza, umiltà e amore. Quando l’azione nasce da questi elementi, diventa qualcosa di molto più grande: è un gesto che porta un contributo significativo a sé stessi e agli altri.

Pensaci: quando agiamo con intenzione e consapevolezza, trasformiamo il nostro pensiero in realtà e ci mettiamo in movimento con tutto ciò che ci definisce e ci rende unici. Non è più solo “agire”, ma realizzare un’idea e rendere concreta una possibilità.


Forse oggi è il giorno giusto per riflettere su una semplice domanda: quanto delle nostre azioni quotidiane sono davvero frutto di un pensiero ponderato e di un’intenzione consapevole?

Agire per migliorare noi stessi e il mondo non è mai solo un “fare”, ma richiede amore per quello che facciamo e umiltà nel riconoscere i nostri limiti e nello stesso tempo il nostro potenziale.

Lascio a te questa riflessione, come un invito. Perché, quando azione, pensiero e ponderazione si uniscono, possono generare qualcosa di straordinario, come un frutto che nasce, cresce e matura, portando con sé il profumo di una vita vissuta con intenzione e amore.

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Ponderare

Etimologia: La parola ponderare deriva dal latino ponderare, che significa “pesare” o “valutare con attenzione”. A sua volta, ponderare ha origine dalla radice latina pondus, ponderis, che significa “peso”. Nell’antica Roma, questa radice era usata sia in senso concreto (il peso di un oggetto) sia in senso figurato (l’importanza o il valore di un’idea o di una decisione).

Dunque, ponderare originariamente indicava l’atto di soppesare qualcosa con cura, proprio come si fa con un oggetto per valutarne il valore e la rilevanza. Con il tempo, la parola ha acquisito il significato più ampio di riflettere o considerare attentamente.

Hai mai riflettuto su come nascono i tuoi pensieri? C’è qualcosa di affascinante, quasi misterioso, nel processo con cui il nostro cervello partorisce idee e le modella. Ponderare rappresenta proprio questa capacità unica.

Pensare è una capacità straordinaria del nostro cervello, una facoltà che fino a oggi la scienza ha compreso solo in parte. C’è un aspetto del cervello che sfugge alla nostra comprensione, come se vi fosse qualcosa di misterioso che, potremmo dire, arriva da Dio. In fondo, tutte le idee, le decisioni e le azioni nascono da questo spazio interiore che è il nostro cervello, e “ponderare” è l’atto che ci permette di valutare queste idee con consapevolezza.

Ti invito oggi a osservare il tuo pensiero come un atto di creazione. Ponderare un’idea è riconoscere il suo “peso” e il suo significato. Come cambierebbero le tue decisioni se ti prendessi più tempo per soppesarle, riconoscendo che sono frutto di una parte profonda e misteriosa di te?

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Pensare

Etimologia e significato: Il termine pensiero deriva dal latino pensare, che significava originariamente “pesare”. Pensare, dunque, non è solo un atto mentale: è un esercizio di ponderazione, di misurazione, di scelta. “Pesare” le idee per trovare quelle giuste, vere, o almeno le più vicine alla verità.

Pensare non è solo reagire al mondo esterno, ma un processo attivo di esplorazione interiore. È un modo di “fare ordine” tra le idee, le percezioni, le emozioni. 

Pensare significa scegliere a cosa dare importanza, decidere quali pensieri coltivare e quali lasciare andare. In un mondo dove tutto corre e tutti sembrano avere un’opinione su tutto, fermarsi a “pesare” il proprio pensiero è un atto di libertà e di consapevolezza.

Questa settimana, fermati ogni tanto a osservare il tuo pensiero. Chiediti:

“Sto semplicemente reagendo, o sto veramente pensando?” 

Scegliere i pensieri che ti abitano è il primo passo per scegliere la direzione della tua vita.

 

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Disciplina

Etimologia: La parola DISCIPLINA deriva dal verbo latino discere, ‘imparare’, e in antico significava educazione, insegnamento.

 2. Nella lingua moderna la parola ha preso un significato più concreto e indica una materia d’insegnamento e di studio, soprattutto con riferimento al rigore scientifico con cui sono strutturati i contenuti (discipline filosofiche, giuridiche, teologiche3. o anche uno sport o una sua specialità (discipline nordiche, discipline olimpiche). 4. Nella lingua comune, la disciplina è l’insieme di norme che regolano la convivenza dei componenti di una comunità, di un istituto, imponendo l’ordine, l’obbedienza (d. severa, rigorosa, dura, ferrea, rilassata; mantenere, far rispettare la d.; imporre il rispetto della d.; osservare, rompere, violare la d.; scolari senza d.; d. militare). 5. Nel linguaggio del diritto, infine, è un insieme di norme che regolano particolari tipi di rapporti contrattuali (è una materia ancora senza d.; la d. degli affitti). – Fonte Treccani –

Oggi esploriamo un concetto che spesso suscita sensazioni contrastanti: disciplina.

Ma cos’è la disciplina se non un mezzo per diventare padroni di noi stessi?

La disciplina è la chiave che ci permette di realizzare ciò che sogniamo. Senza di essa, i nostri obiettivi rimangono solo idee. La disciplina è il ponte tra il desiderio e il risultato.

Essere disciplinati non significa rinunciare alla libertà, ma piuttosto coltivare una libertà più profonda: quella di scegliere consapevolmente, di agire con volontà. Attraverso la disciplina ci guidiamo verso ciò che desideriamo, e in questo processo impariamo la pazienza, la forza, e il valore del sacrificio.

Pensa ai tuoi obiettivi: quanto è forte la tua disciplina? Qual è l’abitudine che potresti coltivare ogni giorno per avvicinarti alla tua meta?

Ricorda, ogni piccolo passo conta. Inizia oggi, con gentilezza verso te stesso, e scopri la forza straordinaria che la disciplina può darti.

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Donare

Etimologia: La parola “donare” deriva dal latino donare, che significa “offrire”, “concedere”, e ha la stessa radice di donum, ovvero “dono”, qualcosa che si dà senza aspettarsi nulla in cambio. Questo verbo custodisce in sé un potere che risplende e dona calore.

Ho pensato di partire oggi con una riflessione su una delle parole più profonde e cariche di significato: donare.

In un mondo in cui tanto viene fatto di corsa, a volte il significato di ciò che diamo o riceviamo si perde tra le righe. Ma “donare” non è solo un atto, è una scelta, un modo di essere.

Donare è una delle azioni più elevate: significa offrire qualcosa di noi stessi agli altri, un gesto di generosità che tocca il cuore.

Cosa significa per me? Significa dare con amore, con premura, senza aspettative.

Il dono non è solo materiale: possiamo donare il nostro tempo, la nostra attenzione, la nostra gentilezza. E sono proprio questi i doni che lasciano un segno.

Chiediamoci: quanto sono generoso nella mia vita? Con quanto amore sono disposto a dare senza calcolare?

La fiducia è il segreto del donare, una fiducia in qualcosa di più grande, che ci permette di dare persino noi stessi, nella convinzione che ogni dono autentico tornerà a illuminare anche noi.

Oggi, se vuoi, prenditi un momento per pensare a come doni il tuo tempo, le tue premure, la tua gentilezza.

Sii generoso, ma soprattutto, donati.

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Mitezza

Oggi ci immergiamo in una parola che, forse, non usiamo abbastanza: “mitezza”.

Etimologicamente, “mitezza” deriva dal latino mitis, che significa “dolce”, “soffice”.

La mitezza è una qualità che non urla, non prevarica; è come una forza quieta che rimane stabile anche nelle tempeste.

Nella figura di Gesù, la mitezza è incarnata come un potere che accoglie, perdona e accompagna, una forza straordinaria che vince senza combattere.

Essere miti non significa essere deboli: significa avere il controllo sulle proprie emozioni, accogliere la realtà con pazienza, e rispondere con gentilezza. È un atteggiamento che risplende di forza interiore, di compassione e di serenità.

In un mondo che sembra spingerci verso l’aggressività e l’imposizione, la mitezza è una sfida e un esempio potente.

Oggi prova a coltivare un po’ di mitezza nella tua vita.

Essere miti può essere un dono prezioso per te e per chi ti circonda.

 

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Diabolico

Oggi esploriamo insieme una parola densa di significato e spesso fraintesa: “diabolico”.

L’etimologia di “diabolico” risale al greco diábolos, composto da diá (attraverso) e bállō (gettare, dividere).

Diversamente da quanto si pensi, l’idea non è tanto quella di “lanciare” qualcosa quanto di “separare” o “ostacolare”. In questa separazione troviamo la vera essenza del diabolico: ciò che rompe, divide, distorce.

Nella tradizione spirituale, il diabolico è visto come una forza che spezza l’unità, che introduce caos, discordia e disarmonia. È ciò che devia e frammenta il nostro percorso verso la completezza, insinuando conflitti e separazioni che ostacolano la connessione tra persone, idee e valori. In questa prospettiva, il diabolico non è soltanto un concetto astratto, ma una dinamica interiore e sociale che distoglie dall’armonia.

Il diabolico può assumere diverse sfumature. Nella sua accezione più oscura e temibile, esso è associato al “male” nella sua forma più crudele e devastante, spesso rappresentato come origine e agente della corruzione e della rovina spirituale.

Pensieri e atti diabolici, in questo senso, riflettono la peggiore crudeltà umana, poiché ai pensieri seguono inevitabilmente le azioni. È qui che il diabolico diventa distruttivo, quando si concretizza in atteggiamenti e comportamenti che minano ogni possibilità di riconciliazione e amore.

Ma il termine “diabolico” ha anche un’accezione più sfumata: quella di intelligenza sofisticata, astuta, quasi fuori dal comune.

Quando diciamo di qualcuno che ha una “mente diabolica”, riconosciamo una capacità straordinaria di pensiero strategico e un’intelligenza raffinata, spesso utilizzata in modi controversi. È un’intuizione che cattura un’intelligenza affilata, non necessariamente malvagia, ma comunque manipolatrice.

Questa doppia interpretazione del diabolico ci ricorda di essere vigili, distinguendo tra intelligenza sofisticata e intenzioni malvagie.

Prima di concludere Ti porgo con estrema delicatezza un invito alla riflessione:

“Quante volte, senza rendercene conto, alimentiamo questa divisione dentro di noi e intorno a noi?”

Incertezze, giudizi, rabbia o paura sono tutte forme in cui il “diabolico” si insinua, trascinandoci in una frammentazione interiore che si riflette anche nei rapporti con gli altri. La sfida allora diventa riconoscere questi momenti e provare a riportare unità e pace.

Oggi, prendi un momento per individuare dove nella tua vita si nasconde questa “divisione” e immagina come puoi riconnettere ciò che è separato.

Nell’armonia ritrovata si cela forse il più grande antidoto al “diabolico”.

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Filantropia

Oggi, la parola che voglio esplorare insieme a te è “filantropia”.

Questa parola ci arriva dal greco antico: phílos significa “amico”, mentre ánthrōpos è “essere umano”.

Filantropia, dunque, significa “amore per l’umanità” e indica quel senso profondo di compassione e solidarietà verso gli altri, che ci spinge a dare senza chiedere nulla in cambio.

In una società sempre più frenetica e individualista, la filantropia è un valore che emerge come un faro di umanità e di speranza.

Non è solo questione di donare denaro: è l’atto di donare il proprio tempo, la propria attenzione e il proprio affetto per migliorare la vita altrui. Anche un piccolo gesto, se fatto con amore, è un atto filantropico.

Oggi, fermati un istante a pensare: c’è qualcosa che puoi fare per portare un sorriso o un po’ di sollievo a chi ti sta intorno?

 

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Geniale

Etimologicamente, “geniale” deriva dal latino genialis, legato a genius, ovvero il “genio”, quella forza interiore che ognuno di noi possiede, quasi come una sorta di ispirazione innata. 

Nell’antica Roma, il genius era lo spirito protettivo che guidava e motivava ogni persona o cosa.

Essere “geniale” quindi significa avere una sorta di intuizione illuminante, qualcosa che va oltre l’ordinario, una scintilla di creatività pura che trasforma la realtà.

Il genio non è solo “intelligenza”; è una forma di sensibilità unica, che spesso nasce dalla passione e dal desiderio di esplorare nuovi territori della mente e dell’anima.

Nel mondo moderno, dove spesso si cerca solo efficienza e velocità, ricordiamo che la genialità è anche lentezza, osservazione, e una profonda connessione con il proprio “spirito”.

Che ne pensi? Forse anche tu, oggi, potrai riconoscere la tua scintilla geniale in qualcosa che fai.

 

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Collaborazione

Ho riflettuto su una parola che, in un mondo sempre più connesso ma spesso anche confuso, racchiude una forza profonda e semplice: “collaborazione”.

La parola stessa viene dal latino collaboratio, unione di cum (insieme) e laborare (lavorare).

Collaborare significa quindi lavorare insieme, ma con un’intenzione che va oltre il semplice fare qualcosa in gruppo: è un atto che richiede apertura mentale, giudizio, e una predisposizione sincera verso gli altri.

La collaborazione è, forse, la nostra più grande forza come esseri umani.

Quando collaboriamo, accettiamo implicitamente di mettere in comune idee, capacità, energie; ci affidiamo all’altro e scegliamo di costruire insieme, con criterio e attenzione. È qui che avviene la vera magia: dove io vedo solo una parte, l’altro aggiunge la propria prospettiva, e così facendo si creano visioni più ampie, soluzioni che nessuno di noi, da solo, avrebbe immaginato.

In una società che spesso premia il successo individuale, ricordare il valore della collaborazione è un invito a riscoprire la bellezza e la potenza di un “noi” autentico, fatto di fiducia e condivisione.

Sebastiano Zanolli in una sua preziosa news letters dice:

“Il tema della collaborazione umana è un universo che più lo studi più si ingrandisce, più lo approfondisci e più comprendi che la nostra grande ( e forse unica vera) forza come specie è progettare e costruire assieme con giudizio, criterio e apertura mentale.”

La collaborazione non solo crea valore; è anche un esercizio di umiltà e ascolto, strumenti essenziali per arricchirci e crescere come persone.

Riflettiamo, allora, sul potere di collaborare, e chiediamoci: cosa potrei fare oggi, in modo collaborativo, che da solo non riuscirei a realizzare?

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Consapevolezza

Etimologia: Consapevolezza deriva dal latino conscius, composto da con- (con) e scire (sapere), con il significato di “sapere insieme,” “conoscere.”

“Consapevolezza.”

Essere consapevoli significa avere una chiara comprensione della realtà, di sé stessi e del proprio cammino. 

Non è un semplice “sapere,” ma un “sapere insieme”, un atto di conoscenza che abbraccia e ci rende partecipi del tutto.

La consapevolezza è il primo passo verso una vita piena, dove possiamo trovare una pace profonda.

È una necessità assoluta, un atto di amore verso noi stessi e verso la nostra anima.

Coltivare la consapevolezza può aiutarci a vivere più intensamente e ad avvicinarci alla beatitudine, quella pace che esiste solo quando siamo davvero in armonia con ciò che siamo e con il mondo intorno a noi.

La consapevolezza è una necessità assoluta, inderogabile, un prerequisito essenziale per trovare la beatitudine.

 

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Sacrificio

Etimologia e significato originario: La parola sacrificio deriva dal latino sacrificium, composta da sacer (sacro, consacrato) e facere (fare).

Quindi, sacrificio significa fare una cosa Sacra.

In campo cristiano sacrificio significa donare la propria persona a Dio.

Donare la propria persona a Dio come ha fatto Gesù Cristo.

La lettera agli Ebrei (Cap. 10, 4-10) ci insegna:

 << Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo
– poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –
per fare, o Dio, la tua volontà».

 Paolo nella lettera ai Romani (Rm 12,1) dice:

<< Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. >>

Praticamente ciascuno di noi deve compiere un solo sacrificio:

“L’offerta di tutto il proprio essere a Dio per fare in noi la Sua volontà come ha fatto Gesù Cristo.”

 

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Neshamah

Etimologia: Neshamah è un termine ebraico che significa “respiro” o “anima,” ma si riferisce anche alla capacità dell’essere umano di avere autocoscienza e introspezione.

In ebraico, neshamah significa “anima” o “respiro,” ma è molto più di questo.

Si riferisce alla capacità unica di autocoscienza, alla facoltà di riflettere, conoscere e giudicare sé stessi.

Solo l’essere umano e Dio possiedono questa capacità.

È ciò che ci distingue, che ci rende unici nel cercare la verità e riflettere sulle nostre scelte.

Coltivare la neshamah è come accendere una luce dentro di noi, una luce che ci guida e ci invita a conoscere chi siamo veramente.

Ti invito a fermarti e a respirare, lasciando che questo respiro ti porti verso una maggiore conoscenza di te stesso.

 

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Agàpe

Etimologia: La parola agàpe deriva dal greco antico ἀγάπη, usata per indicare un amore disinteressato, fraterno e incondizionato.

Oggi ti parlo di agàpe, una parola che porta con sé una luce speciale e la leggi ogni volta che porgo il mio saluto in qualsiasi mia interazione.

Agàpe significa amore disinteressato, fraterno, smisurato.

È un amore puro, incondizionato, che non chiede nulla in cambio.

È l’amore che si dona senza misura, senza motivo e senza aspettative.

Questo tipo di amore può essere difficile da esprimere in un mondo dove tutto sembra avere un prezzo, ma agàpe ci ricorda che c’è un amore più grande, che lega e solleva le anime.

Lasciamoci ispirare da questa parola antica: un amore che non pretende, ma che arricchisce chi lo dona e chi lo riceve e insieme all’amore, deve essere presente in ogni azione.

Solo chi vive l’agàpe vive veramente la vita divina perchè, come dice Giovanni “Dio è agàpe”.

“E noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.” (Dalla Prima Lettera di Giovanni 4,16)

Di conseguenza come Dio è nella sua essenza amore trinitario e opera in tutto e per tutto con un amore trinitario, allo stesso modo ogni essere umano è invitato ad avere come modello d’amore Dio.

E a seguire l’invito di Gesù Cristo il quale dice:

“Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.” (Mt 5,48)

 

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Motivazione

Etimologia: La parola motivazione deriva dal latino motivus, che significa “che muove,” e dal verbo movere, cioè “muovere.” Si tratta, quindi, di qualcosa che mette in moto l’animo verso un obiettivo.

È una parola che tocca il cuore della nostra energia interiore.

Forse non ci hai mai pensato, ma la motivazione può essere di due tipi: intrinseca ed estrinseca

La motivazione intrinseca nasce da dentro, alimentata da ciò che ci appassiona e ci fa sentire vivi.

La motivazione estrinseca, invece, arriva dall’esterno, spesso guidata da ricompense o riconoscimenti.

Riconoscere questa differenza può aiutarti a comprendere cosa ti muove davvero e a dare forza a ciò che per te ha valore autentico.

Qual è la tua motivazione?

Quella che arriva da fuori o quella che nasce nel profondo?

 

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Contemplare

Significa lasciarsi abbracciare da Dio, permettendogli di infondere in noi la sua pace e il suo amore.

 

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Meditare

Significa studiare con attenzione tutto ciò che Dio ci ha rivelato attraverso Gesù Cristo.

 

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Pregare

Significa aprire la nostra mente e il nostro cuore alla grazia di Dio.

 

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Contemplazione

Viviamo in un mondo rumoroso, frenetico, dove fermarsi a contemplare sembra quasi un lusso.

Eppure, la contemplazione è l’essenza della profondità. È un fermarsi per osservare il mistero della vita, della natura, di noi stessi. Non è solo guardare, è immergersi, capire e sentire.

Quando pratichi la contemplazione, anche per pochi minuti, entri in contatto con qualcosa di più grande. Il caos si dissolve, lasciando spazio a una pace che può arricchire l’anima.

È un invito a non lasciarsi travolgere dal rumore, ma a trovare un momento per ascoltare la voce del silenzio.”

 

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Pragmatico

“Oggi parliamo di un termine che spesso appare nelle conversazioni quotidiane: pragmatico.

Essere pragmatico significa essere orientato ai fatti, alle soluzioni concrete e immediate.

Ma c’è una bellezza nascosta nel pragmatismo: è l’arte di semplificare senza perdere di vista la complessità.

La vita ci richiede spesso di agire in modo pratico, ma il rischio è dimenticare i valori, le emozioni e la visione a lungo termine.

La sfida è bilanciare pragmatismo e idealismo, per vivere una vita ricca di significato e orientata a risultati tangibili.”

 

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Bias

“Ti sei mai chiesto cosa significa bias? È un termine spesso usato oggi, ma cosa rappresenta davvero?

Il bias è una distorsione cognitiva, un pregiudizio che influenza il modo in cui percepiamo e interpretiamo la realtà.

Spesso agisce senza che ce ne accorgiamo, condizionando le nostre scelte e le nostre opinioni.

Riconoscere i propri bias è un passo verso una maggiore consapevolezza, verso una mente più aperta e libera.

Il mondo è complesso, e i nostri pensieri, a volte, lo semplificano troppo.

Rendersi conto di quando accade è il primo passo per migliorare il nostro modo di pensare e di agire.”

 

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Semantica

Semantica: La Scienza del Significato

Oggi voglio portarti a riflettere su una parola chiave: semantica

La semantica è la scienza del significato. Ma cosa significa veramente?

In un mondo dove le parole vengono spesso usate con leggerezza o imprecisione, diventa essenziale comprendere il vero senso di ciò che diciamo.

Le parole come finestre:
Le parole sono come finestre: possono mostrarci verità profonde o, se mal interpretate, offuscare la comprensione. Capire la semantica significa dare valore alle parole, usarle con attenzione e profondità, per esprimere davvero quello che intendiamo.

Ad esempio, pensa alla parola “libertà“.

In alcuni contesti, la semantica di questa parola potrebbe riferirsi alla libertà fisica, come l’assenza di costrizioni o prigionia. In altri contesti, può assumere un significato più interiore, come la libertà di pensiero o di scelta.

Comprendere il contesto e il significato preciso che attribuiamo a una parola è fondamentale per evitare fraintendimenti.

Semantica applicata nella vita quotidiana:

Immagina di parlare di “successo”.

Per alcune persone, il successo significa accumulare ricchezze materiali; per altre, è legato alla realizzazione personale o a relazioni appaganti.

Riflettere sulla semantica del termine ti aiuta a chiarire che cosa intendi esattamente e, cosa ancora più importante, ti permette di comunicare meglio agli altri la tua visione.

Senza questa chiarezza, potresti finire per parlare dello stesso concetto con significati diversi.

Quante volte ci fermiamo a pensare al significato delle parole che usiamo ogni giorno?

Forse è il momento di farlo.

 

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L’ uomo: Immagine e Somiglianza di Dio

“Mi è venuta questa idea, mentre riflettevo su qualcosa di profondo.

Oggi voglio condividere con te il vero significato dell’espressione “a immagine e somiglianza” in teologia.

Ogni uomo è stato creato a immagine di Dio. Ma cosa significa davvero?

(Dall’esortazione Apostolica Familiaris Consortio di Sua Santità Giovanni Paolo II)

L’uomo immagine di Dio Amore

  1. Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza (cfr. Gen 1,26s): chiamandolo all’esistenza per amore, l’ha chiamato nello stesso tempo all’amore.

Dio è amore (1Gv 4,8) e vive in se stesso un mistero di comunione personale d’amore. Creandola a sua immagine e continuamente conservandola nell’essere, Dio iscrive nell’umanità dell’uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell’amore e della comunione (cfr. «Gaudium et Spes», 12). L’amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano.

(Dalla Lettera Apostolica Mulieris Dignitatem del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II)

L’uomo è «simile» a Dio: creato a sua immagine e somiglianza. E allora anche Dio è in qualche misura «simile» all’uomo, e, proprio in base a questa somiglianza, egli può essere conosciuto dagli uomini.

Allo stesso tempo il linguaggio della Bibbia è sufficientemente preciso per segnare i limiti della «somiglianza», i limiti dell’«analogia».

Infatti, la rivelazione biblica afferma che, se è vera la «somiglianza» dell’uomo con Dio, è ancor più essenzialmente vera la «non somiglianza»[27], che separa dal Creatore tutta la creazione.

In definitiva, per l’uomo creato a somiglianza di Dio, Dio non cessa di essere colui «che abita una luce inaccessibile» (1 Tm 6, 16): è il «Diverso» per essenza, il «totalmente Altro».

Riflettere su questo ci aiuta a comprendere meglio la nostra condizione umana e il mistero del divino: portiamo l’immagine di Dio, ma non la sua essenza.

Un invito a vivere con umiltà, riconoscendo il nostro valore, ma anche i nostri limiti.”

 

Lasciati inondare dall’amore di Dio.

Il Signore Ti benedice e Ti riempie di amore e speranza.

Un fortissimo abbraccio agapico e buoni incontri,

Massimo.

“Se questa riflessione ti ha toccato, condividila con chi ti è caro e continua il viaggio insieme a me. Ogni passo può trasformarsi in un nuovo inizio.”

 

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Famiglia

“Hai mai pensato che una semplice parola può cambiare il modo in cui vedi il mondo?”

Oggi ti invito a riflettere su un termine che utilizziamo spesso, ma che racchiude una profondità sorprendente: Famiglia.

Questa riflessione è dedicata a quattro giovani meravigliosi: Rachele e Gabriele, Giorgia e Federico.

Famiglia
(Dalla Familiaris Consortio – Esortazione apostolica sui compiti della famiglia cristiana di San Giovanni Paolo II)

Nel disegno di Dio Creatore e Redentore, la famiglia non solo scopre la sua identità, ma anche ciò che essa può e deve realizzare. I compiti a cui è chiamata nel tempo emergono dalla sua stessa essenza, costituendone uno sviluppo dinamico ed esistenziale.

Ogni famiglia porta in sé un appello insopprimibile che definisce sia la sua dignità sia la sua responsabilità: famiglia, diventa ciò che sei!
La missione della famiglia è quella di custodire, rivelare e comunicare l’amore, un riflesso vivo e una reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo per la sua Chiesa.

…partendo dall’amore e in costante riferimento a esso, il recente Sinodo ha evidenziato quattro compiti fondamentali della famiglia:

  • La formazione di una comunità di persone;
  • Il servizio alla vita;
  • La partecipazione allo sviluppo della società;
  • La partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa.

Possa questa domenica essere un riflesso della grazia divina.

Il Signore ti benedice e Ti riempie di amore e speranza.

Un abbraccio agapico,
Massimo.

Riflessione finale:

“In un mondo in cui la famiglia è spesso soggetta a rapide trasformazioni e sfide, siamo chiamati a riscoprirne il valore profondo e insostituibile.

La famiglia non è solo un’istituzione sociale, ma un dono divino, un luogo privilegiato dove l’amore di Dio si manifesta concretamente. È la prima comunità in cui si forma l’essere umano, dove si sperimenta l’amore e si impara il servizio.

La famiglia è una scuola di vita, dove si impara a donare se stessi agli altri e dove si diventa testimoni credibili dell’amore, in modo speciale per i giovani che si avviano verso il matrimonio.

A Rachele e Gabriele, Giorgia e Federico, futuri giovani sposi, auguro di essere luce e speranza in questo mondo, fondando la loro vita di coppia sull’amore autentico, un riflesso dell’amore di Cristo. Il vostro futuro sarà ricco di sfide, ma anche di grandi gioie, se continuerete a far risplendere nella vostra famiglia cristiana la missione di amore a cui siete chiamati.”

“Condividi questa riflessione con chi può trarne beneficio e unisciti a me nel coltivare pensieri e azioni che lasciano il segno.”

 

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Atopia

“Le parole che scegliamo modellano la nostra vita.

Oggi ti invito a esplorare con me una parola che, se compresa fino in fondo, può diventare una guida preziosa per affrontare le sfide quotidiane.”

  Atopia

Atopia: L’essere fuori luogo come dono unico

Forse non hai mai sentito parlare della parola atopia, ma è un concetto affascinante.

Viene dal greco e indica l’essere “fuori luogo”, ma non nel senso negativo che spesso associamo a questa espressione.

L’atopia descrive una persona o un’idea che non appartiene a nessun contesto preciso, che non può essere facilmente etichettata o classificata.

Gli antichi usavano questa parola per descrivere i grandi pensatori, i maestri spirituali, coloro che non si conformavano agli schemi convenzionali.

Essere atopici significa avere una visione del mondo che va oltre i confini, oltre le aspettative, e forse è proprio questo che rende speciale ogni persona che non si sente “nel posto giusto”.

Invece di vederlo come un problema, possiamo vedere l’atopia come un dono: la capacità di vedere il mondo da una prospettiva unica e inusuale.

Ti sei mai sentito fuori luogo?

Forse, è il segno che hai qualcosa di speciale da offrire al mondo.

Ti auguro una giornata radiosa, piena di gioia e di buoni incontri.

Il Signore Ti benedice e custodisce il Tuo cammino con la Sua grazia.

A presto,

Con Agàpe fraterno,

Massimo.

#massimocreati #consapevolezza #sapereperdecidere #economiadellasalvezza #Gesù

Leadership

“Nella corsa quotidiana, le parole rischiano di perdere il loro peso.

Oggi voglio fermarmi con te e dare spazio a una parola che ci invita a guardare dentro di noi e a comprendere meglio la realtà che viviamo.”

 Leadership

(questa è la mia Passione da sempre…)

Leadership: Essere guida con saggezza e cuore

La parola leadership è sulla bocca di tutti, ma cosa significa davvero essere un leader?

La leadership non è solo il potere di dirigere gli altri. Un vero leader è colui che ispira, che sa ascoltare, che guida con l’esempio e il cuore. È qualcuno che sa tirare fuori il meglio dalle persone, non per il proprio beneficio, ma per il bene di tutti.

Essere un leader significa anche avere il coraggio di assumersi responsabilità, di fare scelte difficili, e di saper accettare i fallimenti come lezioni di vita.

Sergio Marchionne disse:

I GRANDI LEADER

sono persone che hanno

una capacità fenomenale

DI DISEGNARE

e ridisegnare relazioni

di collaborazione creativa

ALL’INTERNO

DEI LORO TEAM.

Ma c’è di più: il vero leader è servitore degli altri, sa che la sua forza risiede nella comunità che lo segue.

Che tu ti trovi a capo di una squadra o semplicemente di te stesso, ricorda che la leadership comincia sempre dall’interno, da quella parte di te che sa ispirare, guidare e amare.

Sei pronto a guidare, ma soprattutto a guidare te stesso?

Ti auguro una giornata santa e piena di buoni incontri.

Il Signore Ti benedice e Ti abbraccia con la Sua infinita bontà.

A presto,

Con Agàpe fraterno,

Massimo

#massimocreati #consapevolezza #sapereperdecidere #economiadellasalvezza #Gesù

Metastoria

“Quanta saggezza si nasconde dietro una singola parola?

Oggi voglio condividere con te il viaggio di scoperta di un termine che, se esplorato a fondo, può offrirci nuove prospettive di vita.”

  Metastoria

La Metastoria: Oltre il tempo, oltre i fatti

Hai mai pensato che esiste qualcosa oltre la semplice cronaca dei fatti?

Questo è il concetto di metastoria. È ciò che va oltre la storia, le date e gli avvenimenti, per esplorare il significato profondo e universale dietro gli eventi.

Mentre la storia si concentra sul “quando” e “come”, la metastoria cerca di comprendere il “perché”, il senso ultimo e trascendente delle cose.

In un mondo che sembra ossessionato dai dettagli superficiali, la metastoria ci invita a guardare più in profondità, a cercare quei fili invisibili che collegano gli eventi umani a un disegno più grande.

La domanda è:

Come posso integrare questa visione metastorica nella mia vita quotidiana?

Forse attraverso la consapevolezza che ogni evento, anche il più banale, può avere un significato più grande di quanto appare.

Che ne pensi? trovi affascinante questa prospettiva?

Che la pace del Signore riempia ogni tuo passo oggi.

Lui Ti benedice e Ti protegge con la Sua infinita misericordia.

Un abbraccio agapico,

Massimo

#massimocreati #consapevolezza #sapereperdecidere #economiadellasalvezza #Gesù

Mito

“Le parole sono come specchi: riflettono la nostra realtà, ma a volte ne svelano aspetti nascosti.

Oggi ti invito a guardare oltre la superficie di una parola che pensiamo di conoscere, per scoprirne l’autentico significato.”

  Mito

Mito: La storia eterna che parla all’anima

Cosa ti viene in mente quando senti la parola mito? Molti pensano subito a racconti fantastici e leggendari, ma c’è molto di più.

Il mito, fin dall’antichità, è stato il modo con cui le culture hanno cercato di dare un senso alle grandi domande dell’esistenza:

Chi siamo? 

Da dove veniamo? 

Dove andiamo?.

Il mito non è solo una storia, ma un veicolo di significati profondi, che supera il tempo e lo spazio. È uno specchio dell’animo umano, che riflette i nostri timori, speranze e sogni.

Ogni mito racchiude verità universali che continuano a parlarci, anche oggi.

E tu, quale mito senti più vicino alla tua vita? 

Cosa voglio davvero?

Cosa voglio davvero?

Ti invito a riflettere su come le storie antiche possano ancora insegnarci qualcosa di prezioso.

 

Ti auguro una santa giornata piena di gioia e di buoni incontri.

Il Signore Ti benedice e custodisce il Tuo cammino con la Sua grazia.

A presto,

Con Agàpe fraterno,

Massimo.

#massimocreati #consapevolezza #sapereperdecidere #economiadellasalvezza #Gesù

Kairos

Usare le parole come strumento per ispirare, chiarire e stimolare la riflessione è un’azione potentemente positiva, soprattutto in un mondo in cui spesso ci perdiamo nel rumore e nelle superficiali interpretazioni.

Anche questa settimana, se ti va, mediteremo insieme sul significato di alcune parole.

Questi post saranno perfetti per stimolare una riflessione quotidiana e portare anche a te spero un po’ di luce in mezzo al caos della vita quotidiana, con l’obiettivo di creare un legame per farti sentire coinvolto personalmente.

  Kairos

Scopriamo insieme il “Kairos”: L’attimo perfetto per ogni cosa

Questa magica parola greca che racchiude un significato profondo e, a volte, trascurato: Kairos.

Non si tratta di un semplice momento qualsiasi, ma di quel momento perfetto, in cui si manifesta un’opportunità unica, quella che, se colta, può trasformare il corso delle cose.

Non è il tempo cronologico, ma piuttosto il tempo qualitativo, quello che ci invita a essere presenti e pronti a cogliere le occasioni che la vita ci offre.

Quando pensi al tuo cammino, ti sei mai fermato a riflettere su quanti “Kairos” hai incontrato senza accorgertene?

Ti invito a fermarti, a respirare, e a osservare: forse proprio adesso c’è un Kairos che aspetta solo te.

Saper riconoscere il momento giusto è un’arte, ma anche un dono.

Coltiviamolo insieme.

———

Alla mattina sorge il sole, sorge la Luce:

“Viene nel mondo la luce vera quella che illumina ogni uomo.”

( Gv 1.9)

Accoglila!

Ti auguro una santa settimana piena di armonia e buoni incontri.

Il Signore Ti benedice e Ti abbraccia con la Sua infinita bontà.

A presto,

Con Agàpe fraterno,

Massimo.

#massimocreati #consapevolezza #sapereperdecidere #economiadellasalvezza #Gesù

Servo di Dio

“Quante volte usiamo parole senza fermarci a riflettere sul loro vero significato?

Oggi ti invito a fare insieme un viaggio nelle profondità di una di queste parole, scoprendone l’essenza e il potere.”

  Servo di Dio

“La frase “Servo di Dio” potrebbe, a prima vista, evocare immagini di sottomissione e schiavitù.

Ma fermiamoci un attimo: questa espressione, che affonda le radici nelle parole di Gesù, racchiude una delle più alte vocazioni dell’uomo.

Essere servi di Dio non significa essere schiavi nel senso comune, ma amici.

Gesù non ci invita a un’obbedienza forzata, bensì a una scelta d’amore.

Chi serve Dio lo fa non per paura, ma per amore: un amore così grande da trasformare completamente la nostra esistenza. Questo servizio non è schiavitù, ma una forma suprema di libertà spirituale.

Non siamo obbligati, ma attratti dall’amore divino, desiderosi di appartenergli completamente.

La vera amicizia con Dio non annulla i nostri desideri, li trasforma.

Come dice la Bibbia: “Non vi chiamo più servi, ma amici” (Giovanni 15:15). Essere amici di Dio significa far coincidere i nostri desideri con quelli di Dio. È una relazione di fiducia, reciprocità e donazione.

Nel servire Dio, scopriamo che i nostri desideri più profondi si armonizzano con la sua volontà, portandoci una gioia che il mondo non può offrire.

E la Madonna?

Lei, con le parole “Eccomi, sono la serva del Signore” (Luca 1:38), ci offre un modello perfetto di questa “schiavitù d’amore”.

Il termine “schiava” qui non implica oppressione, ma una dedizione totale e gioiosa. Maria si affida totalmente a Dio, con libertà e amore, diventando così lo strumento perfetto della Sua volontà.

Un atto di libera appartenenza a Dio

Essere “schiavi” di Dio significa scegliere di appartenergli completamente, come fece Maria, non per costrizione, ma per amore.

Molti, come me, sentono questo desiderio profondo di appartenere esclusivamente a Dio, di donarsi senza riserve.

Non è una schiavitù legale, ma un vincolo spirituale che porta pace e pienezza interiore.

Il servizio a Dio si manifesta nel servizio agli altri

Se abbiamo scelto di donare la nostra vita a Dio, questo dono non resta chiuso in noi, ma trabocca verso gli altri. Chi ama Dio si sente spinto a servire il prossimo, perché l’amore divino non si trattiene, si espande.

Dare la vita a Dio significa donarla anche agli altri, per il bene e la felicità comune.”

Possa il tuo cuore essere sempre sereno nella Sua presenza.

Il Signore ti benedice e ti sorregge nel Suo amore eterno.

A presto,
Con agàpe fraterno,
Massimo.

#massimocreati #consapevolezza #sapereperdecidere #economiadellasalvezza #Gesù

Rinnega te stesso

“Le parole possono aprire porte di conoscenza e comprensione.”

Oggi vorrei accompagnarti in questa scoperta, esplorando insieme il vero significato di una frase che a volte sentiamo nella lettura del vangelo, ma che forse non conosciamo davvero.

  Rinnega te stesso

“Rinnegare sé stessi” – un’espressione forte, che potrebbe sembrare quasi negativa.

Ma cosa significa davvero?

Gesù, nel Vangelo, ci invita a spogliarci dell’autosufficienza, a riconoscere che senza Dio non possiamo vivere pienamente.

Non si tratta di un rinnegamento distruttivo, ma di un atto di consapevolezza e di fiducia.

Riconoscere che siamo creature di Dio, che non possiamo fare tutto da soli, e che abbiamo bisogno di lasciarci guidare dalla sua mano.

Significa dire “no” al nostro egoismo e “sì” alla volontà divina, un sì che porta gioia e pace.

Rinnegare sé stessi è abbracciare l’umiltà, quella virtù che ci rende grandi agli occhi di Dio, perché ci libera dalle illusioni e ci avvicina alla vera felicità.

Ti auguro un giorno luminoso, pieno di armonia e di buoni incontri.

Il Signore Ti benedice e Ti infonde la Sua luce ogni istante.

A presto,

Con Agàpe fraterno,

Massimo.

#massimocreati #consapevolezza #sapereperdecidere #economiadellasalvezza #Gesù

Misericordia

Ci sono parole che pronunciamo ogni giorno, ma raramente ne afferriamo la profondità.

Oggi ti propongo di soffermarci su una di queste, per scoprire insieme cosa realmente nasconde:

  Misericordia

“Misericordia” – una delle parole più belle e profonde che possiamo incontrare. Non è solo “pietà” o “compassione”.

La parola deriva dal latino “misericors”, (genitivo misericordis) e da misereor (ho pietà) e cor -cordis (cuore), che significa letteralmente “avere il cuore verso i miseri”.

La misericordia è dunque l’amore che si china, l’amore che si sporca le mani per soccorrere chi è in difficoltà, chi è nel dolore.

Importante: Che differenza c’è tra pietà e misericordia?

Nella pietà possiamo anche perdere il nostro potere, ma nella misericordia ritroviamo la nostra forza interiore e il nostro potere, quindi siamo in grado di aiutare e rendere forti anche altri. La misericordia è benevolenza in azione; esprimiamo sentimenti positivi di gentilezza e di cura che sono autentici e sinceri.

Ma la misericordia non è solo un gesto di aiuto. È una chiamata a amare con il cuore, con profondità e con consapevolezza, un amore che non giudica, ma accoglie, perdona e solleva.

Gesù ci ha mostrato la misericordia divina in ogni suo gesto e parola, e ci chiede di fare lo stesso.

Oggi più che mai, in un mondo spesso duro e freddo, la misericordia è la luce che può riscaldare e guarire i cuori.

La misericordia è per tutti ed in particolare per i miseri e i bisognosi.

Ti auguro una santa giornata colma di grazia, serenità e buoni incontri.

Il Signore Ti benedice e Ti guida con il Suo amore infinito.

A presto,

Con Agàpe fraterno,

Massimo.

#massimocreati #consapevolezza #sapereperdecidere #economiadellasalvezza #Gesù

Zigote

Riccione, Lì 08 ottobre 2024

“In un mondo sempre più rumoroso, rischiamo di perdere il senso delle parole. Oggi vorrei esplorare con te il significato di una parola che forse conosci, ma che merita di essere compresa a fondo.”

  Zigote

“Zigote” – un termine scientifico, ma di una profondità straordinaria.

Forse non ci pensiamo spesso, ma la vita umana inizia proprio dallo zigote, quando i 23 cromosomi del padre e i 23 cromosomi della madre si uniscono in un’unica nuova entità. Questo è l’istante preciso in cui comincia il miracolo della vita.

Non ci sono teorie che possano contraddire questa verità scientifica: ogni essere umano comincia a esistere dal momento della fecondazione.

Questo ci chiama a riflettere profondamente sulla sacralità della vita, che non inizia in un futuro indefinito, ma proprio in quell’attimo in cui lo zigote si forma.

Pensaci: ogni vita che oggi esiste è partita da questo minuscolo, ma immenso inizio. Riflettere su questo ci aiuta a guardare alla vita con occhi pieni di meraviglia e rispetto.

Come il Santo Padre ci ricorda negli insegnamenti magisteriali, l’aborto è un omicidio, una verità che trascende qualsiasi questione di fede o dottrina. Non è solo teologia, è biologia. Il rispetto per la vita umana è una questione universale, che va oltre le religioni e le ideologie, perché tocca la verità stessa della nostra esistenza.

Ogni vita, sia quella nata che quella non nata, ha un valore intrinseco e deve essere protetta sempre e comunque.

Questa non è solo una legge religiosa, ma una legge universale che ogni essere umano dovrebbe riconoscere: la difesa dei più vulnerabili è il fondamento di ogni civiltà che si dichiari giusta e umana.”

Ti auguro un giorno luminoso e pieno di armonia. Il Signore Ti benedice e Ti infonde la Sua luce ogni istante.

A presto,

Con Agàpe fraterno,

Massimo.

#consapevolezza #zigote #sapereperdecidere #cristoterapia #economiadellasalvezza #Gesù

Parresia

Riccione, Lì 7 ottobre 2024

“Ogni parola ha una storia e un’anima”.

Se Ti va, anche questa settimana esploreremo insieme altre parole per scoprire il loro vero significato e arricchire la nostra comprensione della realtà:

  Parresia

“Parresia” – una parola potente e, forse, poco conosciuta, che ti invito a scoprire insieme a me.

Deriva dal greco e significa “franchezza, libertà di parola”.

Ma nel contesto del Vangelo, la parresia non è solo il coraggio di parlare apertamente: è l’audacia di testimoniare la verità di Cristo, anche quando questo comporta rischi.

Quando Gesù ci invita alla parresia, ci chiama a vivere senza paura di manifestare la fede, a parlare con coraggio e con amore. È un invito a non nascondersi dietro le convenzioni o le paure, ma a dire ciò che il cuore, illuminato dalla verità, riconosce come giusto e necessario.

Chiediamoci: quanto siamo disposti a parlare e vivere la verità, anche quando non è popolare?

La parresia è il coraggio della testimonianza, e solo aprendoci a questa audacia possiamo far risplendere davvero il nostro cammino.

Oggi il mio augurio per una santa settimana piena di armonia e buoni incontri, nasce prendendo spunto dal Prologo di Giovanni:

“Viene nel mondo la luce vera quella che illumina ogni uomo.”

Accoglila!

Con Agàpe fraterno,

Massimo.

#consapevolezza#sapereperdecidere#cristoterapia#economiadellasalvezza#Gesù

Alterità

Riccione, Lì 4 ottobre 2024

È con profonda umiltà e sincera curiosità che ti invito ancora una volta a riflettere ed esplorare con me il significato di una parola importante:

5. Alterità

Significato: L’alterità indica la condizione di essere “altro”, diverso dall’io. In filosofia, è un concetto che esplora la relazione tra il sé e ciò che non è sé, tra l’individuo e l’altro. Questo concetto è centrale nel pensiero fenomenologico e esistenzialista, ma anche nella teologia, dove l’alterità di Dio si riferisce alla sua differenza radicale rispetto alla creatura.

L’alterità ci invita a riflettere sul mistero dell’altro, sulla differenza che ci separa ma allo stesso tempo ci connette.

In filosofia, l’alterità è il cuore della relazione: non possiamo davvero comprendere noi stessi senza incontrare l’altro.

Nell’ambito teologico, Dio è l’Altro per eccellenza, l’essere totalmente diverso da noi, che ci sfida a uscire da noi stessi per incontrarlo.

L’alterità è anche la radice della compassione e dell’empatia, poiché ci invita a riconoscere e rispettare la diversità come parte essenziale della nostra esperienza umana.

Ti auguro una santa giornata piena di armonia e di buoni incontri.

Con agàpe fraterno,

Massimo.

#consapevolezza#sapereperdecidere#cristoterapia#economiadellasalvezza#Gesù

Santo

Riccione, Lì 3 ottobre 2024

Anche oggi ti propongo, con gentilezza e gratitudine, di toccare con mano, insieme,  la scoperta del significato di un termine sacro:

  • Santo 

Significato: “Santo” deriva dal latino sanctus, che significa “consacrato, separato”. Nella tradizione religiosa, il termine si riferisce a ciò che è sacro, a ciò che appartiene a Dio. Nell’ambito cristiano, una persona o una cosa è definita “santa” quando partecipa alla santità divina o è chiamata a essere un riflesso della perfezione e della purezza di Dio.

Essere “santo” è essere distinti, messi a parte per un compito speciale, consacrati a Dio. Ma la santità non è una semplice qualità etica: è una partecipazione al divino.

Quando diciamo che Dio è santo, stiamo riconoscendo che Egli è completamente altro, totalmente puro e perfetto.

La santità, quindi, non è solo una condizione statica, ma una chiamata dinamica per ogni essere umano a essere trasformato dall’amore e dalla presenza di Dio.

È la vetta più alta della spiritualità, dove l’umano si fonde col divino.

Ti auguro una santa giornata piena di armonia e di buoni incontri.

Con agàpe fraterno,

Massimo.

#consapevolezza#sapereperdecidere#cristoterapia#economiadellasalvezza#Gesù

Dio tre volte Santo

Riccione, Lì 2 ottobre 2024

Oggi ti invito, con cuore aperto e mente curiosa, a esplorare insieme una espressione ricca di significato:

 – Dio tre volte santo – (dal Credo di Paolo VI)

Significato: Questa espressione fa riferimento alla tradizione liturgica cristiana e, in particolare, al Sanctus pronunciato durante la Messa: “Santo, Santo, Santo è il Signore Dio dell’universo”. L’essere “tre volte santo” sottolinea la perfezione assoluta e infinita di Dio. Nella teologia cristiana, il numero tre ha una forte valenza simbolica, rappresentando la Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo).

Proclamare Dio “tre volte santo” è come cantare l’infinita santità e perfezione del Creatore.

Il triplice “Santo” non è una mera ripetizione, ma un crescendo di significato: ogni “Santo” amplifica l’altro, rivelando la dimensione eterna e perfetta di Dio. Questa formula affonda le radici nella visione di Isaia (6,3), in cui gli angeli proclamano la santità di Dio in un coro eterno.

Dio, essendo tre volte santo, è perfetto nella sua essenza, e questa perfezione si riflette nella Trinità, mistero centrale della fede cristiana.

Ti auguro una santa giornata piena di armonia e di buoni incontri.

Con agàpe fraterno,

Massimo.

#consapevolezza#sapereperdecidere#economiadellasalvezza#Gesù

Dio che abita in una luce inaccessibile

Riccione, Lì 1 ottobre 2024

Anche oggi Il mio scopo è di invitarti a esplorare fianco a fianco, con umiltà e curiosità.

— Dio che abita in una luce inaccessibile —

Significato: Questa espressione, derivata da fonti bibliche (come nella Prima Lettera a Timoteo 6,16: “Egli, il solo che possiede l’immortalità e abita una luce inaccessibile”), si riferisce alla natura trascendente e inconoscibile di Dio.

La luce, simbolo di purezza e verità, è così intensa e immensa che nessun essere umano può avvicinarsi o comprenderla appieno.

Questa immagine di Dio che “abita in una luce inaccessibile” evoca l’idea di un Mistero assoluto, una realtà divina che supera ogni comprensione umana.

La luce è un simbolo potente: illumina, rivela la verità, ma allo stesso tempo può accecare, mostrando i limiti della nostra conoscenza.

Questa luce inaccessibile è come il confine ultimo del nostro desiderio di conoscere il divino.

È una promessa che Dio è sempre oltre, sempre più grande di quanto possiamo comprendere, e ci invita a una continua ricerca spirituale.

Ti auguro una santa giornata piena di armonia e di buoni incontri.

Con agàpe fraterno,

Massimo.

#meraviglia #consapevolezza #lucedivina#sapereperdecidere#economiadellasalvezza#Gesù

Ineffabilmente

Con la consapevolezza di sapere di non sapere proprio un tubo, ma con la voglia di approfondire, ho deciso di esplorare alcune parole insieme a te, trasmettendo con estrema delicatezza e umiltà un po’ di conoscenza.

Viviamo in un mondo pieno di rumori, dove spesso manca la curiosità di approfondire il vero significato delle parole che usiamo o ascoltiamo.

Quindi, ho pensato che riflettere insieme su certi termini possa arricchirci, offrendo nuove prospettive per la nostra crescita personale.

Il mio scopo è di invitarti a esplorare fianco a fianco, con umiltà e curiosità.

– Ineffabilmente – 

Significato: “Ineffabilmente” deriva dal latino ineffabilis, che significa “indicibile, non esprimibile a parole”. Si riferisce a qualcosa di così grande, sublime o trascendente da non poter essere descritto con le parole.

Immagina di vivere un’esperienza talmente profonda e straordinaria da lasciarti senza parole.

È l’essenza di ciò che non può essere detto, ma solo vissuto: come il divino, l’amore più puro o una bellezza che va oltre la nostra capacità di espressione.

Se ti va, oggi inizia la tua settimana riflettendo su tutto ciò che è ineffabile nella tua vita. Esistono esperienze che, proprio perché sono indescrivibili, ci connettono a una realtà superiore.

Ti auguro una santa settimana piena di armonia e di buoni incontri.

Con agàpe fraterno,
Massimo.

#ineffabilmente #meraviglia #consapevolezza #profondità#sapereperdecidere#economiadellasalvezza#Gesù