La settimana scorsa, un caro amico mi ha posto delle domande che, all’apparenza semplici, mi hanno condotto in un viaggio profondo di riflessione e scoperta.

Le sue parole mi hanno stimolato a esaminare il significato del ringraziamento a Dio e come comprendiamo la Sua volontà nelle sfide e nelle gioie quotidiane.

Dopo giorni di preghiera, meditazione e contemplazione, ho deciso di condividere questi pensieri, sperando che possano essere d’aiuto non solo per lui, ma per chiunque, come noi, si interroghi su queste domande fondamentali.

Cosa significa davvero pregare, meditare e contemplare? Sono tre aspetti della vita spirituale che ci aiutano a connetterci con Dio e a comprendere la Sua volontà.

  • Pregare significa aprire la nostra mente e il nostro cuore alla grazia di Dio.
  • Meditare è studiare con attenzione tutto ciò che Dio ci ha rivelato attraverso Gesù Cristo.
  • Contemplare è lasciarsi abbracciare da Dio, permettendogli di infondere in noi la sua pace e il suo amore.

E ora torniamo alla conversazione con il mio amico, che ha toccato alcune domande profonde:

Qual è la differenza tra ringraziare Dio come responsabile di ciò che accade o come un atto di fede nella Sua volontà?
Ringraziare Dio per qualcosa di positivo può sembrare semplice, ma a volte ci si chiede: Dio è colui che causa quel bene o ci dà la forza per accoglierlo?

La fede cristiana ci insegna a distinguere tra la volontà attiva e la volontà permissiva di Dio. Non tutto ciò che accade è programmato da Lui, ma tutto è parte di un progetto di salvezza che abbraccia ogni persona.

Dio desidera la salvezza di ogni uomo e donna, dal passato al futuro, e ogni cosa che si oppone a questo progetto è contro la Sua volontà.

Come ci ricorda Gesù nel Vangelo: “Chi non è con me è contro di me” (Luca 11,23).

Quando diciamo “come vuole il Signore”, stiamo affermando che tutto dipende da noi o che sono gli eventi a guidarci?
Ogni azione buona è in linea con la volontà di Dio, mentre ogni azione cattiva ne è contro.

Dio ci lascia liberi di agire secondo la nostra coscienza e volontà,

Dio ha su di noi solamente un progetto di amore e ci lascia liberi di metterlo in pratica secondo la nostra libertà di pensiero e di azione, mettendo in pratica il detto siciliano “Aiutati che Dio t’aiuta”.

Come diceva Sant’Agostino: «Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te».

Dio è onnipotente, ma essendo amore, rispetta profondamente la nostra libertà.
La salvezza è un dono che va accettato e vissuto, e nessuno può vivere in pace se non si sforza di fare la volontà di Dio, come ci ha insegnato Gesù Cristo.

Dobbiamo ringraziare anche per le cose negative, e se sì, perché?
Dio non desidera mai il male per noi.

Ringraziarlo significa riconoscere che, nonostante le avversità, nulla ci separerà dal Suo amore e dalle Sue mani. Questo ringraziamento ci permette di coltivare una fede che ci sostiene in ogni prova, ricordandoci che siamo destinati a vivere eternamente con Lui.

Ecco una preghiera di gratitudine per questi momenti:
“Signore, Ti ringrazio perché in eterno sarò con Te.
Signore, Ti ringrazio perché mi hai destinato a partecipare alla Tua gloria.”

Amen.

Spero che queste riflessioni non siano soltanto risposte teoriche, ma occasioni per ognuno di noi di entrare in contatto con la volontà di Dio, di vivere la fede con gratitudine, e di avvicinarsi a Lui, anche nelle difficoltà.

Ogni giorno è un’opportunità per esercitare la fede con cuore aperto e grato, accogliendo ogni evento con la certezza che Dio ci ama e ci guida.

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