Ogni giorno sento dire “Il Signore è morto per noi”, l’ultima ieri in un filmato dove dicevano che “il bambino deciderà di morire per noi tutti”.

Anche in questo caso in tanti anni e soprattutto negli ultimi tre, appena sentivo questo tema mi si accendeva la lampadina e come sempre non capivo, chissà forse ancora oggi.

Però ho riflettuto molto ed ho cercato di approfondire “da solo” e condivido con te quanto di seguito:

(Dal Saggio di Cristologia – Libro – Gesù Cristo, ieri, oggi e sempre di Mario Serenthà a Pag 406)

“Senza tirarsi indietro quando l’opposizione nei suoi confronti si faceva sempre più massiccia: senza cambiare di una virgola la sua predicazione, il suo comportamento, la sua testimonianza.

Per esprimersi al riguardo con le parole del Catechismo dei giovani italiano:
<< Nulla c’è nella morte di Gesù di quel compiacimento sospetto per il patire che tanta parte della cultura e della mentalità di oggi attribuisce al cristianesimo.

Non è il patire che Gesù ha cercato camminando incontro alla sua morte, ma l’obbedienza a Dio, la verità e l’amore per l’uomo.
Se questa ricerca lo ha condotto al Calvario, non è in esso che gli riconosce il termine del suo cammino.

La Croce per Gesù è soltanto il prezzo della fedeltà e dell’amore…

La morte di Gesù è illuminata da una speranza, per Lui e per i discepoli: essa è l’inizio della sua presenza definitiva all’uomo peccatore, sino alla fine dei secoli.

I discepoli che muovono il loro cammino sulle orme di Gesù sono illuminati dalla medesima sua speranza.

Il dolore, la croce e la morte non sono un bene da cercare o di cui compiacersi. E’ l’obbedienza fedele a Dio, sono la verità e l’amore che contano.

Per essi vale la pena di vivere, di resistere e di lottare, se necessario anche di morire.”

Che meraviglia questa conclusione sui Misteri della vita di Cristo.

A questo punto mi viene in mente Padre Pino Puglisi (che ovviamente non conoscevo prima della mia conversione) il quale ha deciso di offrire la sua vita ai ragazzi che voleva proteggere da un cammino non bello, ma era consapevole ed aveva messo in conto che lo assassinassero.

Quando Gesù decide di “offrire la propria Vita a Dio e agli uomini” inscindibilmente, Lui offre la sua Vita.

Chiunque offre la propria Vita mette in bilancio anche una morte non voluta, né cercata, né provocata, perché per definizione cattolica, se tu vai a cercare il martirio commetti peccato.

Questo bambino, che essendo un primogenito che appartiene a Dio, Lui è chiamato a fare la volontà di Dio.

Le domande alla quale rispondere:

La volontà di Dio è che Gesù si suicida? No
Il suicidio è volontà di Dio? No.

Un discorso è offrire la propria vita… un missionario parte per luoghi pericolosi mettendo in conto che può essere ucciso.

Pertanto, ribadisco cosa scrive Serenthà:
“Il dolore, la croce e la morte non sono un bene da cercare o di cui compiacersi.

E’ l’obbedienza fedele a Dio, sono la verità e l’amore che contano.”

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