(Dal Libro “Gesù Cristo, ieri, oggi e sempre” di Mario Serenthà – Pag 407)
Gesù sperimentò la contraddizione e venne alla fine crocifisso non perché si sarebbe rifiutato di agire…, bensì perché proprio non accettò gli impedimenti infrapposti all’annuncio e alla realizzazione della salvezza.
Gesù non era un nostalgico della sofferenza, il quale agogna la croce e fa di tutto per raggiungerla, né uno che con astuzia scelse la via del fallimento per indurre Dio ad intervenire.
Egli è rimasto semplicemente fedele, nonostante tutte le contraddizioni ed a dispetto di ogni resistenza pratica, alla vocazione originaria, che era quella di testimoniare il lieto annunzio del regno di Dio, di attualizzare in modi diversi l’amore divino ormai imminente e già operante, di produrre il primo segno del nuovo futuro.
La resistenza e l’incredulità incontrate potevano indurlo a rinunciare a questa attività…, a non agire, a rimandare in un lontano futuro l’eschaton che stava già irrompendo. In tal caso si sarebbe risparmiata ogni contraddizione, ogni resistenza.
Ma Gesù non ha rinunciato a questa attività, non ha annullato il futuro né lo ha rimosso dal presente; lo ha fatto irrompere con la propria attività e presenza, sanando e liberando gli uomini.
Questa realizzazione del futuro doveva dare inizio ad una opposizione contro Gesù.
E’ questo il motivo della sua condanna a morte. (D. WIEDERKER, Prospettive. dell’escatologia, cit.,pp 45-46,sott. nostra).
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