Oggi pomeriggio mentre andavo come al solito dopo pranzo al bar per prendere il caffè e per dedicare quei momenti alla lettura dei giornali, ho pensato al fatto che manca poco alla chiusura di questo 2017.
Come sempre ognuno di noi è pronto per tracciare la riga e scrivere la somma dei risultati conseguiti sia a livello personale e sia a livello lavorativo.
È sempre un momento molto bello perché ci stimola a sviluppare delle profonde riflessioni su cosa fare per affrontare il nuovo anno con l’obiettivo di migliorare se stessi e per fare bene, perché facendo bene, fai del bene a te stesso e agli altri.
Mi è tornato in mente un pensiero che ho letto in un vecchio libro “La rete della vita” di Fritjof Capra (Autore del Tao della fisica) che comprai 15 giorni fa in una bancarella per strada, e che ancora oggi vedo molto attuale.
Nel suo libro il Prof. Capra disegnava la mappa di un radicale mutamento nell’ambito del sapere con un nuovo pensiero, che vede nella natura negli esseri viventi non entità isolate, ma sempre comunque “sistemi viventi” dove il singolo è in uno stretto rapporto di interdipendenza con i suoi simili e con il sistema tutto. La somma di queste relazioni, che leggono gli universi della psiche, della biologia, della società e della cultura è una rete: la rete della vita.
Nel libro il Prof. scrisse che se l’umanità vorrà vincere le sfide che la impegnano e che discendono dallo sviluppo selvaggio, dalla distruzione, dalla nevrosi ormai strutturale del nostro vivere, il compito che l’attende sará quello di studiare e capire questa trama invisibile ma essenziale di relazioni che la circonda.
La grande sfida del nostro tempo è creare delle comunità sostenibili, cioè degli ambienti sociali culturali in cui possiamo soddisfare i nostri bisogni e le nostre aspirazioni senza ridurre le opportunità per le generazioni future.
Una società sostenibile è una società che soddisfa i propri bisogni senza ridurre le prospettive delle generazioni future.
Bellissimo il tema della sostenibilità e la domanda che mi sono posto è stata:
“Da chi dipenderà tutto questo? “
È la risposta è stata come sempre la stessa: “Da noi”.
E si, sempre noi siamo gli attori principali.
Ricollegandomi sempre alle parole del Professore, scrisse che per fare tutto questo bisogna ritornare ad avere un pensiero personale splittato su più elementi e basarsi su un auto-organizzazione.
Quali sono i pensieri splittati su più elementi?
- Un pensiero integrativo che porta ad avere valori integrativi
- Un pensiero intuitivo che porta a valori conservativi
- Un pensiero sintetico che porta a valori cooperativi
- Un pensiero olistico che porta a valori di qualitá.
Perché auto-organizzazione?
Perché ognuno di noi possiamo assumerci il controllo della propria vita interiore, possiamo scegliere la propria risposta agli eventi, possiamo sviluppare la responsabilità, possiamo innalzare l’abilità di risposta, imparando ad agire per crearci le migliori circostanze per la nostra vita, ma soprattutto per non ritrovarci più a subire gli eventi.
L’auto-organizzazione è la comparsa spontanea di nuove forme di comportamento.
Allora mi sono chiesto, ma per fare cosa, a quale scopo, quale potrebbe essere un modo che molte volte ognuno di noi stiamo cercando?
Dopo qualche giorno di riflessioni, grazie soprattutto ai miei fantastici collaboratori che ogni anno mi regalano per Natale un buono per acquistare su Amazon e che devolvo totalmente per comprare libri, ho scelto un libro che ti suggerisco di leggere che si intitola “Crescere nell’eccellenza”del Prof.Patrizio Paoletti, ed ho trovato la risposta che cercavo.
La risposta era:
“Ritrovare l’orientamento”.
Stupendo!
Il Professore approfondisce questo tema in maniera semplice e chiara. Secondo la sua visione, la meta verso la quale, oggi, l’uomo si muove è ad un passaggio epocale: la necessità di dover ribadire a se stesso l’urgenza dello sviluppo di quelle capacità che lo renderanno, nel prossimo futuro, attore ed interprete del proprio destino:
- La capacità di ascoltare se stessi e di scoprire le proprie priorità più profonde, dalla missione della propria esistenza fino agli obiettivi più concreti e quotidiani.
- La capacità di confermare gli orientamenti quali i valori, gli obiettivi, la missione, i ruoli, aderendovi ad essi con costanza.
- La capacità di avere successo passando all’azione rendendo concreto cui che era stato solo immaginato.
- La capacità di autogestione durante il percorso verso la meta, stabilendo priorità, saper scegliere se e come rivedere gli obiettivi, come motivare se stessi nell’impegno, se e come cambiare strategie, se e come individuare alleati.
Da queste quattro categorie di organizzazione dell’esperienza deriva la capacità di confrontarsi e risolvere i problemi quotidiani, piccoli o grandi che siano.
La chiave che aprirà il nostro nuovo mondo sarà “nell’organizzazione dell’esperienza”.
Che tema stupendo vero?
Sempre per ricollegarmi al tema, il Prof. Paoletti suggerisce di porci 4 domande semplici, ma di grande importanza per il futuro di ognuno di noi:
- Che cosa sto facendo?
- Perché lo sto facendo?
- Ci sono le condizioni opportune per farlo?
- Che cosa desidero ottenere da questa situazione?
Le risposte che daremo a queste domande (il mio suggerimento è quello di scriverle in un foglio, tenerlo in evidenza leggerlo e rileggerlo) ci porteranno ad un evoluzione certa perché il destino dell’uomo è impegnarsi ad occupare un posto nuovo dando l’opportunità a se stesso di migliorarsi e crescere ancora assumendo nuove responsabilità; vivere pieno interesse per la vita, continuando ad esplorare per realizzare quel mondo di aspirazioni che gli si è presentato quando ha dilatato i confini del suo intelletto.
Ricordiamoci però sempre che, solo chi sará coerente riuscirá a “seminare in profondità.”
Buona fine e Buon inizio anno,
Massimo Creati.