Vi è un mucchio di teorie sul perché le famiglie di oggi non funzionano più.
Dicono che la colpa sia dell’impostazione della nostra società agitata e tesa; che sia della struttura degli alloggi così ristretti e asfissianti; che sia del lavoro che costringe a staccarti da casa e restare lontano per ore e ore…
Nessuno vuol negare che queste siano ragioni da prendersi nella massima considerazione.
Forse, però, se guardiamo a fondo, la causa più vera delle difficoltà in cui si dibatte la famiglia è un’altra: è una crisi di cuori.
Che importa avere case superaccessoriate con tanto di elettrodomestici, di televisione a colori, di apriscatole, di tritatutto…, se poi per un nulla si urla, si fa il broncio, non si perdona…?
Le famiglie sono ammalate di “sclerocardia”: la malattia della durezza di cuore.
Ognuno ruota su se stesso, chiuso in se stesso.
Il singolare prevale sul plurale: l’io schiaccia il noi.
Ebbene, quando il “noi” prevalesse sull’io, sarebbe una splendida rivoluzione casalinga.
Ne volete le prove?
Quando il marito si mette a vivere al plurale, allora, ad esempio, non allaga più il bagno ogni volta che fa la doccia, perché sa che alla moglie questo proprio non piace; non dissemina più gli indumenti, quando si spoglia prima di andare a letto; non si disinteressa più delle faccende domestiche; pensa ai figli; prima che il campionato di calcio sia finito; elimina l’urlo che dà fastidio a tutti…
Anche la moglie, dal momento in cui si mette a vivere al plurale, non accoglie più il marito al ritorno dal lavoro con un fiume di parole, perché sa che questo lo infastidisce non poco; non passa più lunghe ore in chiacchere al telefono; non impiega più di un’ora prima di essere pronta per uscire; non gli impone la dieta che piace a lei; spegne la luce a letto, anche se mancano poche pagine alla fine del giallo…
Ei figli?
Anche i figli saranno rivoluzionati quando capiranno il valore del vivere al plurale.
Allora scopriranno che esistono modi gentili di parlare: “Grazie”. “Per favore”. “Perdonami”…
Allora non considereranno più la madre come una serva e il padre come un bancomat…
Allora capiranno che i genitori non hanno necessariamente il cervello da gallina: possono ben azzeccarne qualcuna!
E così l’aria di casa cambia. La famiglia ritorna umana.
In essa ora si trovano persone che non vivono più solo “accanto”, ma anche insieme; persone capaci di ascoltarsi, di amarsi per quello che ognuna è, e non per quello che serve o fa.
In tal modo la famiglia cessa d’essere una fabbrica di nevrosi, come lo è tutte le volte che è luogo di ripicca, di predominio, di gelosia, di superbia, di individualismo.
Non è poco! Anzi, è l’inizio di una rivoluzione mondiale!
È la qualità dei frammenti che fa la qualità del tutto.
Ebbene, la famiglia è un frammento di mondo che ne guida il destino!
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