Una riflessione personale tra Vangelo, vita e consapevolezza

Ieri mattina, come ogni giorno, ho aperto il Vangelo.
Non per abitudine, ma per intimo bisogno. Perché quella Parola è viva, e chiama.
Tra le letture, un commento mi ha toccato particolarmente. Diceva:

“Credere in Gesù significa stare saldi, fermi in Cristo. In altre parole, vivere in Lui fino al punto di poter dire: Per me vivere è Cristo (Fil 1,21).”

E poi aggiungeva:

“In tutte le situazioni, anche le più dolorose, Cristo ci chiede di conformare la nostra vita alla sua. La nostra risposta dev’essere: Eccomi!”.

Parole potenti. Parole che non si dimenticano.
Ma soprattutto, parole che aprono domande.

Meditando su queste righe, ho sentito nascere in me un pensiero profondo, forse scomodo, ma autentico:
Io credo in Dio e in Gesù Cristo, che lo ha testimoniato nella sua umanità in tutto e per tutto. Credere in Gesù Cristo significa avere la certezza di fede che Lui è vero uomo e vero Dio, e che come uomo ha vissuto e testimoniato tutto quello che la volontà di Dio gli suggeriva.

Gesù è, per me, l’esempio insuperabile di cosa significhi credere in Dio.
Lui ha vissuto una vita interamente radicata nel Padre. Ha fatto della volontà divina la sua unica missione. Ha detto:

“Ecco, io vengo per fare la tua volontà.” (Eb 10,9)

E questo è, alla fine, ciò a cui ogni essere umano è chiamato:
fare la volontà di Dio.

Ma c’è un punto che voglio condividere con franchezza:
la vita di Gesù… non è la mia vita.
Le sue sfide non sono le mie. Le sue notti oscure, i suoi silenzi, i suoi gesti d’amore… sono suoi.
Io ho la mia storia. I miei dubbi. Le mie ferite.
Eppure, come Lui, anch’io sono chiamato a credere.

Credere in Dio, sul modello di Gesù.
Credere in quel Dio che Gesù chiama Padre.
Il rapporto tra Gesù e Dio inscindibilmente costante.

E allora che senso ha dire “credere in Gesù”?
Forse questo: credere come Gesù.
 Non mettere la fede in Lui come destinatario, ma insieme a Lui, nel Dio che è sorgente di tutto.

San Paolo lo dice con forza:

“Ogni uomo è di Cristo, e Cristo è di Dio.” (1Cor 3,23)

Gesù è mio fratello.
E che fratello!
Un fratello che siede alla destra di Dio.
Un fratello che mi accompagna con il suo Spirito.
Ma io non sono chiamato a ripetere la sua vita.
Sono chiamato a vivere la mia, con la stessa fiducia, lo stesso abbandono, la stessa forza silenziosa.

Credere in Gesù, allora, significa lasciarsi ispirare dal suo sguardo verso il cielo e verso i fratelli.
Significa dire ogni giorno: “Eccomi!”
 E, scegliere di vivere con Dio.

CONCLUSIONE 

Credere in Gesù è un cammino di libertà.
Non un copiare, ma un partecipare.
Non una devozione vuota, ma una relazione viva.
Credere in Gesù è scoprire il volto di Dio guardando i suoi occhi,
è imparare a vivere la nostra unica e irripetibile vita
con quella fede con cui Gesù Cristo ha vissuto e ha testimoniato le beatitudini.

Ed è lì, in quell’affidamento, che nasce la vera fede.
Il cuore del Figlio rivela il cuore del Padre.

Ciascuno di noi è chiamato a quella stessa confidenza:
a vivere per Dio,
con Gesù accanto,
e lo Spirito dentro.

 

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