Mc 6,30-34

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.

Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.

Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Parola del Signore

Lode a te o Cristo

COMMENTO DI FRA STEFANO:

Gli apostoli tornano dall’esperienza missionaria ed è bellissimo cogliere il cuore di Gesù verso di loro. Reduci dall’annuncio, stanchi e probabilmente carichi di emozioni, vengono invitati da Gesù a ritirarsi in disparte, a prendersi cura di sé.

Quante volte anche noi corriamo, riempiamo le nostre giornate di impegni, anche buoni e sacrosanti, dimenticandoci però di fermarci? Gesù sa che i suoi discepoli hanno bisogno di riposare, di metabolizzare l’esperienza, di ricaricarsi. Non li rimprovera per la stanchezza, anzi: li conduce lui stesso in un luogo appartato.

Ma la folla li segue. E qui c’è un passaggio meraviglioso: Gesù non si arrabbia, non si sottrae. Prova compassione. La sua compassione supera la stanchezza, trasforma la loro fatica in un momento di grazia.

La riflessione è profonda: la vita spirituale ha bisogno di ritmi alternati. Momento dell’azione e momento della contemplazione. Tempo per donare e tempo per ricevere. Spazi per gli altri e spazi per sé.

Gesù ci insegna che riposare non è un lusso, ma una necessità. Fermarsi non è un’interruzione della missione, ma parte della missione stessa. La solitudine spirituale non è fuga, ma rigenerazione.

Quante volte invece noi scaliamo l’efficienza, riempiamo ogni momento, confondiamo l’affannarci con il vivere? Il Signore ci ricorda che la qualità del nostro lavoro passa attraverso la capacità di sostare, di ascoltare, di lasciarsi guardare da Lui.

La vera rigenerazione non sta nel fare di più, ma nell’essere aperti alla sua tenerezza. Nel lasciarci raggiungere da quello sguardo che ci racconta chi siamo davvero, e noi siamo molto più delle nostre opere.

Che il Signore ci doni la sapienza di fermarci, di respirare, di ritrovare nel silenzio la sorgente della nostra energia spirituale.