Etimologia: gratitùdine s. f. [dal lat. tardo gratitudo -dĭnis, der. di gratus «grato, riconoscente»]. – Sentimento e disposizione d’animo che comporta affetto verso chi ci ha fatto del bene, ricordo del beneficio ricevuto e desiderio di poterlo ricambiare (è sinon. di riconoscenza, ma può indicare un sentimento più intimo e cordiale): avere, sentire, nutrire g. per (o verso) qualcuno; serbare, mostrare g. a qualcuno; g. sincera, profonda; atto, manifestazione, segno di gratitudine.

“Manifestare la gratitudine è il dovere di ogni persona che ha ricevuto un bene.”

Questa frase racchiude una verità universale: quando qualcuno ci fa del bene, sentiamo dentro di noi il desiderio naturale di riconoscere quel gesto. Non sempre è possibile ricambiare, ma il solo fatto di essere grati eleva il nostro spirito.

Pensiamo a un gesto semplice, come offrire un panino a qualcuno che ha fame. Non conosciamo quella persona, non sappiamo se la rivedremo mai, ma quel gesto crea un legame invisibile. E se chi riceve quel panino è una persona dal cuore aperto, proverà gratitudine, sentendo dentro di sé il bisogno di dire grazie.

Dal punto di vista teologico, la gratitudine assume una dimensione immensa. Ogni essere umano, credente, è chiamato a essere grato per due grandi doni: la chiamata alla vita eterna e l’offerta della redenzione.

Ogni giorno è un’opportunità per coltivare un cuore riconoscente.

Fermati, rifletti, e prova a dire grazie: “A chi ti ama, a chi ti fa del bene, a Dio.”

 

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